Con la rielezione si è posto termine a una situazione grottesca e si è tutelato Draghi, che fa un lavoro importante, però abbiamo solo evitato di aggiungere un problema ai tanti già presenti, alcuni aggravati: la classe politica è sempre quella, in parte però più avvelenata, forse rancorosa, magari pronta alla vendetta. Inoltre comincia l’anno pre-elettorale, che non gioverà alla coesione.
Le necessarie riforme del PNRR, che sono tante e potenzialmente profonde, per ora sono solo abbozzate. Senza quelle niente soldi, mentre il debito pubblico è già record e la banca centrale se ne accollerà meno che in passato. L’inflazione sembra averci colto di sorpresa e le terapie non sono né definite né collaudate; il costo dell’energia; la situazione difficile dell’approvvigionamento di alcune materie prime e della logistica mondiale; il Covid e i danni anche economici che ne conseguono. Il lavoro in crisi, tra quelli che scompaiono e quelli nuovi che compaiono ma non trovano competenze adeguate. La popolazione invecchia e le esigenze vecchie e nuove della Sanità sono pressanti. La Magistratura. I conflitti internazionali, minacciosi come non lo erano da decenni.
Tutto ciò deve essere affrontato da un’organizzazione statale concepita in un altro tempo e per altri tempi, disegnata nell’ottica della frammentazione dei poteri, che rende tutto difficile e lento quando le situazioni attuali imporrebbero dinamicità, tempestività.
Il peggio ci aspetta, temo. Anzi, ci viene incontro. Probabilmente si abbatterà su una società riottosa e intorpidita, che guarda al passato, per nulla coesa e solidale e ancor meno predisposta al sacrificio, anche molto parziale, del poco o tanto che possiede in termini di garanzie e averi personali. Una società, in aggiunta, meschinamente illusa da una classe politica che promette bengodi a portata di mano, a voto attribuito.